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Michelle Hold, nata a Monaco di Baviera vive e lavora in Italia, vicino a Milano.
 E’ cresciuta a Innsbruck (Austria) dove ha iniziato a studiare architettura. Si forma come artista e disegnatrice di tessuti in diversi corsi a Parigi, New York, Hong Kong, Monaco e Londra. Dopo una carriera internazionale come modella e come imprenditrice nel settore della ristorazione (un ristorante a Hong Kong), si dedica finalmente alla sua passione l’Arte. Ha esposto internazionalmente.


Artist statement 

Sono d’accordo con Rothko che la pittura deve essere una rievocazione, inaspettata e mai vista.

I miei lavori astratti, nei quali i segni e le vibrazioni dei colori hanno ritmi di danza, sono dedicati alla natura in tutte le sue accezioni: l’acqua, il silenzio, la luce, la terra, l’insondabile. Affronto questo tema con energia e gioia interiore e tale è il mio coinvolgimento che mi sento di far parte integrante dei miei quadri. Penso alle parole di Giorgina O’ Keefe: “L’astrazione è molte più volte la forma più definita dell’intangibile che è in me, che riesco a dipingere”.

Vorrei che, attraverso i miei lavori, i fruitori prendessero consapevolezza della bellezza del mondo espressa dalla mia astratta elaborazione pittorica. Al tempo stesso cerco di trasmettere energia e serenità con l’equilibrio, che spero aver realizzato, con segni e colori. Avendo fatto esperienza nel campo del disegno tessile con top designers , ho acquisito consapevolezza dell’importanza fondamentale della struttura compositiva coloristica. Inoltre con il mio passato di studi in architettura, arricchisco i miei quadri con stratificazioni successive di colore, similmente ad un operatore edile. Prendendo spunto da ciò che inizialmente è appena un accenno, accentuo ed elaboro questo spunto evocativo nato imperiosamente dall’insondabile come, d’altronde, è la vita stessa. Gioco con le trasparenze di colore e sono affascinata da ciò che traspare e rimane un’entità difficile da svelare.                   Scrive A.Gorky: “L’astrazione permette all’uomo di vedere con la sua mente quello che non può vedere con gli occhi”.

Lavoro affinché la mia pittura astratta possa esprimere i miei pensieri e i miei desideri filtrati attraverso le personali esperienze di vita.  

Francesco de Bartolomeis

La sua pittura s’ispira prevalentemente a fatti e a eventi naturali. Le rappresentazioni superano l’espressione figurativa e approdano a un’astrazione vitale: penetrazione nell’invisibile, apertura su un mondo segreto che promette gioie sommesse. La ricerca accoglie suoni e rumori del silenzio in un dialogo spirituale.

catalogo        Comm.Stamp

Barry Martin per "Warriors of Light"  Soloexhibition @Debut Contemporary London 

"In un mondo di vasta espansione del sapere tecnologico e di un crescente numero di persone che non sanno chi sono, è importante e rassicurante incontrare delle persone che mettono in pratica le lore credenze per beneficiare e migliorare la vita non soltanto di se stessi ma anche degli altri.
“For those who strive to meet their destiny and want to ascend to a higher level of being.” Paulo Coelho.

Una di quelle persone è Michelle Hold, che, in quanto artista, ha lasciato il suo segno come pittrice astratta , dando a sè stessa una specifica identità. Lei, senza alcuna inibizione, dipinge quadri vibranti, dinamici,policromatici, colorati, pieni di resource e contenuti, a volte sono quadri di grandi dimensioni che invigoriscono, eccitano e ispirano. Non segue le tendenze nè il gusto di moda ( conta soltanto il suo gusto ), nè segue le mode del momento, che vengono buttate sul mercato come arte in ogni angolo del pianeta.

“Il Guerriero della Luce non accetta l' inaccettabile.” Paulo Coelho.

Michelle è molto seria nella sua missione di pittrice e merita un' attenzione seria. Nel campo dell’arte è sempre una delizia, non così frequente, vedere lavori artistici eseguiti con professionalità , consapevolezza e brio tali da coinvolgere il pubblico . Michelle va oltre la tecnica per creare opere d'arte che arrivano all'anima.

In questa breve recensione non si può sorvolare sull'influenza esercitata dai libri dello scrittore brasiliano Paolo Coelho, dalla bellezza della sua visione di vita e dei codici di comportamento. Michelle usa la potenza della luce che emana dal canvas e la luce in sè diventa una metafora della vita.
In un mondo dove forze potenti ci piegano e portano confusione , buio , pericolo, libri come ' Il Manuale del Guerriero della luce" scritto da Coelho nel 1997, sono essenziali per mantenere un equilibrio nel mondo.

Michelle, come persona e come artista, ha qualcosa del crusader ed è rivelatrice di ciò che i libri di Poalo Coelho risvegliano in noi.. "

Teresio Polastro

Rigore ed emozione, leggerezza ed eleganza, equilibrio ed armonia, queste sono alcune connotazioni rimarchevoli dell’opera di Michelle Hold. Ma potremmo ancora sottolinearne la notevole concezione spaziale in ambito astratto: le strutture dei quadri, costruite con suggestive trasparenze coloristiche, forme e segni dialoganti fra loro, si esaltano in un flusso danzante, in dilatazione emozionale. 
Accensioni cromatiche di rossi in 'Vital Signs'; bianchi, granati e bruni, operanti in un territorio Kleiniano, in 'May be Soon'; suggestivi scuri, blu fondo e rosati esaltano una luce scolpita dai bianchi in 'Move like water'. Una melodia di colori mai pressati, che non bruciano, non deflagrano, ma che si sovrappongono, lontani da una convulsa espressione di mescolanze.  Vitali spinte creative che, sotto l’ansia del rinnovamento e del distacco dalla realtà apparente, si concretizzano in queste danzanti e musicali composizioni di Michelle.

Salvatore Russo

Le sue sono visioni astratte estremamente complesse. Una grande sintesi segnica e un' elaborata cromia caratterizzano l'operato artistico dell'artista. Opere nate dal connubio tra urlante passione e tacito mistero. Una nuova architettura visiva fare la sua comparsa sulla tela.Una geometria della forma che non ha alcun predecessore. Hold è l'artefice di un linguaggio estremamente comunicativo.Un linguaggio ben diverso da quello conosciuto. Lo fa attraverso la forza di un colore sempre ben calibrato, e la potenza di un segno che incide la tela e la trasforma in un intimo diario di vita. Per la sua grande coerenza linguistica Hold è destinata a diventare un'Artista di riferimento ed essere cosi una delle grandi protagoniste dell'arte del nostro millenio.


Virgilio Patarini   Invitation to the Blues      Soloexhibition Torino e Ferrara e Milano
                                                                                                                     Catalogo Zamenhof Art e Mondadori


 «Out to the blue and into the black», cantava Neil Young nel bel 1979, nell’album «Rust never sleeps» (La ruggine non dorme mai).

E in quel verso folgorante imperniato su un gioco di parole e sulla stratificazioni di immagini e di significati si evocavano probabilmente molte cose: la morte di Elvis Presley, la guerra del Vietnam, il lampo accecante del Napalm e il repentino piombare nel buio. Ma tutto il potere evocativo era racchiuso in quel verso che contrapponeva quei due colori (il blu e il nero), con tutto il carico di valore simbolico di entrambi, e poi si incardinava sul gioco di parole contrappuntato al gioco delle immagini: «out to the blu», infatti, è un modo di dire che significa anche «all’improvviso», come un lampo che balena «fuori dal blu» del cielo, mentre «into the black» ci racconta lo sprofondare nel buio, nell’abisso della morte o della melancolia. E tra i due colori, tra i due stati dell’anima c’è un movimento, un’azione repentina e drammatica, un moto da e verso luogo, e un’idea di luce che balena e affonda.Ecco, parafrasando Neil Young... anzi, rovesciandolo di 180°, potremmo dire che la pittura di Michelle Hold si muove «Out to the black, into the blue». Ci sono gli stessi colori dominanti: il nero e il blu sono l’asse portante di tanti quadri dell’artista di Monaco, spesso costituiscono la cornice, il contorno, definiscono le campiture portanti, la superficie dell’opera, lo spazio ideale e spirituale da cui la luce e gli altri colori fondamentali (il giallo, il rosso) a tratti compaiono come sciabolate, o risuonano come note in contrappunto. E poi c’è la stessa idea di movimento: un muoversi da un luogo all’altro, da uno stato ideale o psicologico ad un altro. E poi, ancora, la stessa dicotomia tra tenebre e luce. Solo che i termini sono rovesciati e il moto, il guizzo dell’anima non è uno sprofondare nell’oscurità, ma al contrario un uscire dalle tenebre e dilagare nella luce. è anche una sorta di percorso iniziatico: una discesa nel buio degli Inferi per riaffiorare alla luce. Occorre sprofondare nell’oblio per conquistare la memoria. Occorre morire per rinascere. Come Dante, come Gilgamesh, o ancora meglio: come Orfeo che discende negli abissi dell’Ade e sconfigge le tenebre con la forza della musica, con l’incantesimo della sua voce e delle dita che accarezzano le corde della cetra.
Ancora una volta la musica: una canzone per chitarra e voce. Perchè la musica sconfigge le tenebre e riporta l’anima alla luce.è questo a cui assistiamo in opere come 'Remembering the Path’, ‘Touched by Water', ma anche in ‘ Challenge': tutti quadri dove anche «plasticamente» assistiamo al prodigio della luce che emerge e squarcia a fendenti le tenebre. Il nero e il blu più profondo circondano il quadro, creano una sorta di cornice, di confine, all’interno del quale la luce si apre varchi. Talvolta la luce è puro bianco, altre volte si scinde in pochi basici colori: il giallo, il rosso, l’azzurro. Sempre il ritmo della composizione si basa sul contrasto violento tra chiaro e scuro. Sempre la tensione è verso la luce e verso l’armonia. Alla fine del percorso ci sono opere come 'No fear of Dreams', 'Give me a reason', dove la luce sembra finalmente essere sul punto di trionfare.
Al di là poi degli evidenti significati simbolici dei colori utilizzati, significati di cui la Hold è ben consapevole («Il rosso, per me , è sinonimo di passione ed energia vitale, mentre il blu sta per tranquillità e l'anima» dice lei stessa), a mio modo di vedere i colori della sua tavolozza andrebbero considerati alla stregua di strumenti musicali di una concertazione, decifrando di ciascuno il ruolo preciso assegnato in ogni composizione. Scopriremmo allora che i gialli talvolta squillano come trombe. «Trombe d’oro della solarità», per dirla con Montale. I rossi a volte sono l’irruzione sontuosa di un’intera sezione d’archi che avvolge sinuosa ogni cosa e altre volte invece le note di un assolo di chitarra.Il nero è un tamburo che batte, la gran cassa di una batteria, e come la batteria in una canzone, così il nero determina il ritmo, la struttura, la base ritmica. E si accombagna perfettamente al blu che spesso suona la linea del basso e proprio come in una rock band, insieme al nero, cioè alla batteria, costituisce la sezione ritmica che è l’asse portante di ogni canzone... pardon: di ogni quadro di Michelle Hold.Ecco infondo i quadri di Michelle Hold sono semplicemente questo: canzoni. Canzoni rock o blues. Rhytm and Blues, per la precisione.Un mix di ragione e di sentimento, di scienza e di naturalezza («le mie fonti d’ispirazione sono la natura e la scienza», dice lei stessa): di linea ritmica, razionale, e di assoli di chitarra alla Eric Clapton, slow e avvolgenti, sensuali, passionali, o di improvvisazioni alla tromba degne di Miles Davis, folli e imprevedibili.Tutto è musica nella pittura della Hold. E così non c’è da meravigliarsi che la pittrice ascolti musica mentre dipinge e che molti dei titoli delle sue opere siano versi, citazioni, brandelli di canzoni.Possiamo giocare a riconoscerne qualcuno, in un mix di cose più o meno note, di pop più o meno raffinato o easy: «We will find a way» di Brenda Russell «And we danced» di Macklemore, «Somewhere» da West Side Story di Leonard Bernstein, «One step at a time» di Jordin Sparks, «Just an illusion» degli Imagination... Anche il gioco dei titoli e delle citazioni concorre ad indirizzare la fruizione, a suggerire quell’approccio empatico e senza filtri razionali che abbiamo quando ascoltiamo della musica. E perchè mai dovremmo avere un approccio diverso guardando un quadro? Perchè non dovremmo sospendere il giudizio, sospendere l’incredulità, sospendere la smania vacua e fuorviante di cercare reconditi significati o inutili rapporti con la realtà?Solo attraverso una «sana e inconsapevole libidine», per dirla con Sugar Fornaciari, o attraverso l’ «Epochè» di Cartesio, se preferite, possiamo attingere ad un’esperienza estetica che vada al di là della routine del quotidiano.E tutto questo avviene sull’onda dell’emozione: la musica del cuore imprime il suo ritmo, il suo respiro (e le sue leggi), le sue movenze alla mano che agisce sulla tela, a colpi di pennello o di spatola, e si trasforma in danza e la danza in segno sulla tela.Per questo i quadri di Michelle Hold sono immersi nella musica, trasudano musica da ogni spatolata, affiorano dalla musica e sulla musica galleggiano. E così andrebbero guardati, anzi: andrebbero «ascoltati», come si ascolterebbe un brano di Tom Waits o dei Dire Straits, lasciandosi attraversare dalla musica, lasciandosi trasportare, lasciandosi ballare.Ecco, forse i quadri di Michelle Hold andrebbero ballati.  


Anna Soricaro/ Fondazione de Nittis

Michelle Hold si avvale di larghe losanghe frutto di una gestualità scattante e geniale dove i toni e i grandi supporti introducono l’osservatore in un iter accattivante ed avvincente, avvolgente ed intrigante poiché esplosione tonale ed energia grintosa emergono con un binomio imparagonabile per parlare di natura e scienza. Una pittura che diviene una indagine sul mondo, grandi composizioni di colore in cui il pubblico indaga alla ricerca di una comprensione, di un trovarsi. La pittura della Hold ha come un aspetto catartico, ci si ferma di fronte alla ricerca di un ricordo, di un odore, di un’esperienza da rintracciare in quei gesti verticali ed orizzontale proiettati con tanta grazia su tela. L’arte astratta è così contemporanea oramai che è facile rintracciarla ovunque, anche negli oggetti che il design mette a disposizione, ma la vera grande arte, quella che lascia emozioni, che fa vibrare l’animo, quella della Hold, non ha bisogno di altro che del silenzio poiché in quei toni, in quei gesti, in quelle sfumature tutto si dice e si cela lasciando segni indelebili nella storia dell’arte contemporanea.


Enrico Gariboldi        gallerista e critico 

Splendore di costellazioni

“ Esplorò la sua anima con un telescopio. E tutto quantovi appariva irregolare egli dimostrò essere splendore di costellazioni. E aggiunse mondi e mondi nascosti alla coscienza, perché immersi nel passato ”      Coleridge
Viviamo un periodo nel quale l’Arte sembra aver superato la schiavitù della tela bianca e l’angoscia di doverla violentare con colori e pennelli. Oggi sono sassi, cotone idrofilo, stracci, sale, terre, giornali, barattoli, pietre e materiali vari a costituire l’universo dell’artista. Non credo, come alcuni critici pensano, che si tratti di evoluzione, ma semplicemente di un periodo che, come sempre nella Storia dell’Arte, sarà transitorio.
Michelle Hold dipinge. Usa colori, pennelli, a volte la spatola, cioè i consueti attrezzi che accompagnano l’artista da secoli. Ma dipingere non è semplice, perché sembra che tutto sia già stato messo su tela. Nel 1915 il pittore russo Kazimir Malevic annunciava la «fine della pittura» e la nascita del suprematismo, una nuova forma d' arte attraverso cui sarebbe passata la rigenerazione del mondo. «Per suprematismo io intendo la pura sensibilità nell' arte. Dal punto di vista dei suprematisti, le apparenze esteriori della natura non offrono alcun interesse; solo la sensibilità è essenziale. L' oggetto in sé non significa nulla per il suprematista. La sensibilità è la sola cosa che conti ed è per questa via che l' arte perviene all' espressione pura senza rappresentazione». Nasceva così il quadro che può considerarsi il manifesto di tutta l' arte astratta del XX secolo: il «Quadrato nero», definito da Malevic come «lo zero delle forme», l' elemento base del mondo e dell' esistenza.

Michelle Hold inconsciamente percorre quella strada: non sono gli oggetti o la natura ad attrarla ma quella sensibilità umana che Malevic ha esaltato come unica strada per esprimere Arte. Ma Michelle vive anche, nelle sue opere, una dimensione personale: il passato, i ricordi immersi nel passato. Pensiamo alla vita come a un fiore, la sua vera vita è nascosta nel rizoma, ciò che appare sulla terra dura lo spazio di un mattino, poi se ne va: è un’apparizione effimera. Ma il rizoma di quel fiore, là sotto la terra, mantiene il ricordo di quello che è stato. Così è l’essere umano, quello che noi vediamo è il fiore, che passa, ma il suo rizoma, l’inconscio, mantiene gelosamente i ricordi del tempo passato.

Michelle esprime nelle sue tele i ricordi del suo passato: ricordi di viaggio, di persone, di ambienti. C’è sempre una sorta di immensità nell’esplorazione dell’inconscio. La reverie che si nutre di immagini del passato si manifesta, nel nostro caso, con colori che altro non sono che bagliori, lampi di sogni, di ricordi: uno splendore di costellazioni che Michelle porta sulla tela fino a farle assumere una dimensione artistica. Tramite il solo ricordo, lontano dall’immensità della natura che ci circonda, al alcuni artisti è possibile, avvolti nella meditazione creativa, rinnovare nel gesto pittorico le risonanze della contemplazione della grandezza. E’ forse questo atto creativo solo pura immaginazione?

No, la reverie, l’esplorazione inconscia del passato, fugge davanti all’oggetto vicino e sempre si trova lontano, altrove, nello spazio dell’altrove.

E quando tale altrove è naturale, perché si nutre del vissuto, collegato cioè alle case del proprio passato, esso diventa immenso. La reverie diventa così contemplazione originaria.E’ da questo stato d’animo che nascono i lampi di colore dei dipinti di Michelle Hold, ed è soprattutto per questo che le sue opere sono così suggestive nel loro misterioso apparire.

Dott. Andrea Rossetti

Fratture ampie segnano e dividono lo spazio, aprono a pennellate larghe,irregolari, piatte. A queste s’intervallano linee sottili costitutive di minimi tracciatipoliritmici, penetranti somatizzazioni che registrano la vigorosa rapiditàcon cui Michelle Hold imprime sul supporto la propria indelebile organizzazioneinformale. La sua pittura sostiene equilibrismi accumulativi edesercizi di gesto che smembrano la materia colorata con nitida soggettività,frugando il reale e nel contempo scavando animosamente dentro l’inconscio;automatica si produce una tensione moto-emotiva totalizzante,che filtra invadente per poi implodere - senza leggiadrie superficiali - sullatela, all’interno di movimentazioni cromaticamente disgiuntive/congiuntive.La Hold è tenace, non ammette remore nella manifestazione di un “sé” stretto travisioni e forza interiore; “sé” interloquente con il cosmo ad esso esterno, affidatoad un contatto diretto/autonomo con la pittura e con gli impasti che annullanoqualunque ipotesi d’organicità cromatica poiché a questa preferiscono l’azionedi un’imprimitura individuale, passibile di forte spiritualizzazione. Un’imprimiturache non lascia fluire accademicamente il colore, ma al contrario porta allacreazione di eccellenti frizioni abrasive, taglienti e spigolose, appassionatecome le sfrontate voluttà incisorie dalla classica linearità segnico-direzionale.La capacità di concepire e costruire tramite strumenti “classici” (pennello,colore, tela) appare particolarmente significativa in una pratica processualeche si spinge oltre la generica categorizzazione di “informale”: frammento suframmento, le sovrapposizioni cromatiche distribuite dalla Hold acquisisconolo status di caratteriali strutturazioni prospettiche, piani intrecciati dovetorna puntuale l’azione coprente/velante/sovrastante delle differenti pigmentazioni.Spicca energico il rosso carico, calore che sovrasta, avvolge,soggioga le ampie passate di nero pungente e infine si unisce a quest’ultimoper sterminare duramente la limpidezza algida del bianco, mettendo inscena il dinamismo de-compositivo di un raziocinio ciclico e indipendente.


Contatti:

Email: michelle@michellehold.com
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